Un SimDriver ha contribuito all’impresa di Verstappen a Suzuka

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka. A cura di Kevin Salerno.

La gara appena conclusa sul circuito di Suzuka rientra senza dubbio tra le imprese più straordinarie firmate da Max Verstappen.

Il 4 volte campione del mondo è riuscito a conquistare la vittoria completando un vero e proprio capolavoro, iniziato già dalle qualifiche del sabato, quando ha ottenuto una pole position eccezionale, battendo le ben più veloci McLaren.

Un risultato che ha sorpreso molti, trovando la Red Bull in prima posizione sulla griglia di partenza, impreziosita per l’occasione da una livrea speciale Honda.

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Una colorazione celebrativa, creata per omaggiare l’ultimo anno di collaborazione tra il team anglo-austriaco e il motorista giapponese.

In gara, Verstappen ha saputo capitalizzare al meglio la track position, fondamentale su un circuito come Suzuka, che premia chi riesce a stare davanti. 

Grazie a una gestione impeccabile, è riuscito a contenere le due McLaren e a tagliare il traguardo per primo, centrando così il suo primo successo stagionale e rilanciando le proprie ambizioni in ottica campionato.

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Ma come è nata davvero questa grande vittoria di Verstappen?

É indiscutibile che il motivo principale sia l'incredibile piede destro del pilota olandese.

Un talento capace di portare ben oltre il limite le sue monoposto.

Ma oltre a ciò, c'è una squadra che ha lavorato in maniera incessante per deliberargli una monoposto che gli consentisse di guidare al limite.

Vediamo cosa è successo.

Venerdì, prove libere 1.

La McLaren domina la scena con un ormai canonico 1-2: Norris davanti a Piastri, seguiti da George Russell su Mercedes.

E Verstappen?

Solo quinto.

Quinto e distante oltre mezzo secondo dalla vetta.

Verstappen via radio non è contento della monoposto: il feeling è scarso e devono essere fatti degli interventi sul bilanciamento.

Così si concludono le FP1.

Ma le FP2 rilasciano un quadro ancora più complicato.

Diverse bandiere rosse, come quelle per il grave incidente di Jack Doohan e gli incendi dell’erba a bordo pista, rendono di fatto la sessione quasi inutile per tutti.

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Nessun team era riuscito a raccogliere dati utili sul passo gara: tutto era ancora in divenire, e la Red Bull non faceva eccezione. 

Nonostante questo, era chiaro che servisse un cambio di rotta, e lo staff tecnico del team, guidato da Pierre Wache, ne era pienamente consapevole.

Le informazioni disponibili per la gara della domenica erano scarse, e la monoposto appariva in difficoltà già dal venerdì.

Tuttavia, non si trattava di una novità per la squadra di Milton Keynes, che spesso si è trovata a dover risalire la china dopo un inizio di weekend complicato.

Tra il 2024 e il 2025, la Red Bull ci ha abituati a una costante, ovvero che il lavoro svolto al simulatore  spesso non trova corrispondenza con i dati reali raccolti poi in pista.

Troppe volte, nelle prove, la monoposto si è dimostrata instabile o poco competitiva, costringendo il team di Milton Keynes a correre ai ripari. 

E non a caso, l’intervallo tra il venerdì e il sabato è diventato un momento chiave per rivedere, o addirittura rivoluzionare, l’assetto della vettura.

Perché?

Perché una volta concluse le qualifiche, entra in vigore il regime di parco chiuso, e da quel momento in poi non si può più intervenire in maniera invasiva sul setup della monoposto.

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Ciò significa che le ore che intercorrono tra le FP2 e le Q1 sono spesso quelle più cruciali: è l’ultima finestra utile per ottimizzare il setup della monoposto.

Ed è stato proprio in quella finestra, tra venerdì sera e sabato mattina, che si è decisa la gara di Suzuka.

Il team Red Bull ha messo mano alla RB21 di Verstappen con coraggio e lucidità, rivedendo in profondità l’assetto della monoposto. 

E il risultato non si è fatto attendere: Max ha ritrovato feeling, fiducia e precisione.

È tornato a spingere al limite, piazzando il colpo del campione ed ottenendo una pole straordinaria, coronata poi con la vittoria del Gp alla domenica.

Così ha firmato un’impresa che, oggi, tutti raccontano.

Ma come ha fatto, concretamente, la Red Bull a stravolgere l’assetto della RB21 in così poche ore?

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Dietro il miracolo tecnico: una notte, un simulatore, degli ingegneri… e un simdriver

La risposta sta nel lavoro combinato tra pista e remoto: da un lato, i feedback precisi di Max Verstappen con sensazioni dettagliate, dati telemetrici e indicazioni raccolte durante le FP1 e FP2 (per quel poco che è stato disputato) hanno fornito al team gli ingredienti essenziali per impostare il cambiamento.

Dall’altro lato, chi era a Milton Keynes che durante la notte non ha dormito ma ha invece lavorato senza sosta per risolvere i problemi di assetto.

E qui entra in gioco un elemento fondamentale, spesso invisibile agli occhi del grande pubblico, ma sempre più decisivo nella Formula 1 moderna: il simulatore.

È proprio lì che durante una lunga e intensa sessione notturna, si è iniziato a costruire il nuovo assetto.

E a guidare la monoposto virtuale, c’era lui: Rudy Van Buren, un SimDriver professionista che dal 2022 al servizio del team anglo-austriaco.

È stato Van Buren, al simulatore, a testare e fornire feedback preziosi agli ingegneri della Casa della Lattina, i quali poi, con l’aiuto dei dati e della telemetria, hanno deliberato l’assetto per le qualifiche del sabato.

Quello stesso assetto che poi, poche ore dopo, avrebbe permesso a Max di ritrovare il feeling e dominare il resto del weekend.

Un SimDriver ha contribuito all'impresa di Verstappen a Suzuka.

Rudy Van Buren: il simdriver che parla la lingua dei campioni

Ma chi è davvero Rudy Van Buren, l’uomo che, al simulatore, ha contribuito al trionfo di Verstappen a Suzuka?

Olandese, 33 anni, e amico di lunga data di Max, Van Buren è ben più di un semplice tester.

È un SimDriver a tutti gli effetti, con un passato di livello sulle piste reali, dove ha iniziato sui kart all’età di appena 8,mettendo in mostra un talento cristallino ed arrivando a vincere il Campionato Olandese di Karting nel 2003.

Ma a causa della carenza di fondi, purtroppo sempre più necessari in grandi quantità per poter competere nel motorsport, ha dovuto interrompere l'attività agonistica a soli 16 anni.

Van Buren è così costretto, suo malgrado, ad accantonare i sogni di gloria di pilota “reale” per dedicarsi al SimRacing.

Una rinuncia? 

No, affatto, semmai un nuovo inizio.

Negli anni infatti, Rudy costruisce una carriera di assoluto rispetto nel SimRacing e già nel 2017 si distingue vincendo il World's Fastest Gamer, competizione indetta dalla McLaren per trovare il miglior simdriver al mondo e trasformarlo in pilota ufficiale al simulatore.

Su oltre 30.000 partecipanti, Van Buren si è distinto portando a casa non solo il titolo, ma soprattutto l’opportunità di lavorare nel Team di Woking, contribuendo allo sviluppo ed al perfezioniamo della vettura di F1 per la stagione 2018: da quel momento, i team iniziano a guardare al SimRacing come vera fucina di talenti.

Oggi Rudy corre regolarmente per il Team RedLine, la squadra eSports di proprietà di Verstappen e nella quale anche il campionissimo Olandese gareggia, con cui ha ottenuto numerosi successi sia con le monoposto che con le vetture GT nel mondo virtuale.

Ma da pilota di razza qual è, Van Buren, tornerà in pista anche nelle competizioni reali, correndo nel 2022 in Porsche Supercup con il team Huber Racing, ottenendo anche un settimo posto a Imola e chiudendo dodicesimo in campionato.

Non solo: ha partecipato alla Race of Champions del 2018, dove ha sfiorato la vittoria in un round epico contro Tom Kristensen, leggenda vivente e nove volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, un duello perso solo per una manciata di centesimi.

Un simdriver che tiene testa a uno dei più grandi piloti endurance di sempre.

Se serviva una prova del livello raggiunto dalla simulazione, eccola qui.

La fiducia di Verstappen: "Con Rudy è tutto pronto"

Non è un caso se Red Bull ha inserito Rudy Van Buren nel proprio roster ufficiale di piloti al simulatore dal 2022 e se proprio Max Verstappen stesso ha parole di grande stima nei suoi confronti.

“Rudy, così come altri piloti che provengono dal mondo dei simulatori, ha una sensibilità eccezionale: dalla regolazione più piccola alla più folle. Prova praticamente tutto.”

Parole sue.

Verstappen non solo conosce bene Van Buren, ma si affida direttamente al suo lavoro prima di ogni sessione importante al simulatore.

“Quando vado al simulatore per alcune sessioni, Rudy ha già fatto il lavoro di preparazione. E devo dire che è tutto praticamente impostato: così posso concentrarmi sui dettagli.”

Un attestato di fiducia che dice molto più di 1000 analisi.

In un mondo in cui ogni millesimo di secondo conta, affidarsi a un simdriver per preparare il terreno è una dichiarazione di intenti. 

È l’ennesima dimostrazione di quanto il lavoro svolto "nell’ombra" al simulatore sia diventato una componente strategica della Formula 1 moderna.

E quando quella fiducia porta a risultati come la vittoria di Suzuka, il cerchio si chiude perfettamente.

Una vittoria nata anche… da un simulatore

La vittoria di Suzuka non mette in risalto solo l’incredibile talento di Max Verstappen.

Questa gara entra nella storia anche perché ha mostrato al mondo quanto il confine tra motorsport reale e SimRacing sia ormai sottile.

Quasi invisibile.

Perché dietro quel successo, dietro la pole perfetta e la gestione impeccabile della gara, c’è anche il lavoro di un pilota che corre nel mondo virtuale.

Un pilota che, grazie al simulatore, ha fornito indicazioni preziose allo staff guidato da Christian Horner che ha potuto, poi, ribaltare la macchina rispetto alle prove.

Quel pilota si chiama Rudy Van Buren.

La sua storia non è solo quella di un simdriver di talento. 

È quella di un atleta completo, determinato, ambizioso.

Un uomo che non si accontenta di restare dietro le quinte.

Van Buren sogna in grande.

Sogna la 24 Ore di Le Mans, le gare GT3, persino il Rally Dakar.

A giudicare dal suo percorso, dai risultati ottenuti e dal contributo decisivo dato a un campione del mondo, non è affatto impossibile pensare che quei sogni diventino presto realtà.

Infatti, Van Buren corre da anni nel campionato europeo Autocross per affinare le sue abilità nella guida su sterrato.

Rudy è la prova che oggi, più che mai, il SimRacing non è più solo un gioco. 

È il presente.

E se vuoi saperne cosa ne pensa lo stesso Verstappen del SimRacing, ti invitiamo a leggere il seguente articolo che trovi qui → ARTICOLO VERSTAPPEN SIMRACING

Un saluto e nel dubbio tieni giù!

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