La rivoluzione grafica su F1 25 di cui nessuno parla!
Ciao Top Driver!
Benvenuto in questo nuovo articolo del blog a cura del Setup and Telemetry Specialist ADT Massimo Zecchinelli.
F1 25 rappresenta un deciso passo in avanti verso una nuova generazione di simulazione visiva, grazie all’evoluzione del motore grafico proprietario EGO Engine.
Da anni questo motore anima la serie F1, garantendo buone prestazioni e una resa grafica convincente anche su sistemi non recenti.
Con F1 25, però, la situazione cambia radicalmente.
Ci troviamo di fronte al primo vero capitolo sviluppato per l’hardware di nuova generazione, senza più alcun vincolo legato alle console old-gen come PS4 e Xbox One.
L’abbandono di queste piattaforme è la vera svolta: non ci sono più limiti imposti da CPU lente, GPU obsolete o memorie ridotte.
F1 25 nasce libero da quei compromessi tecnici che in passato obbligavano gli sviluppatori a semplificare l’illuminazione, comprimere le texture o rinunciare a certi effetti grafici avanzati.
Il risultato è un motore grafico snello, ottimizzato e libero di esprimere il proprio potenziale, pensato per sfruttare appieno le capacità delle console moderne e dei PC di fascia alta.

Su queste basi rinnovate, F1 25 introduce una delle innovazioni tecniche più rilevanti degli ultimi anni: il Path Tracing.
Si tratta di una tecnologia di rendering avanzatissima che ridefinisce in toto la qualità dell’illuminazione, dei riflessi e dell’atmosfera in pista.
Disponibile in esclusiva su PC, il Path Tracing rappresenta il punto più alto mai raggiunto dalla serie in termini di fotorealismo, sfruttando al massimo le potenzialità del nuovo motore grafico aggiornato e il supporto nativo a OpenXR.
F1 25 non è quindi soltanto un’evoluzione della serie: è il primo vero capitolo next-gen che sfrutta la fine del supporto alle vecchie console per offrire un’esperienza visiva all’altezza delle aspettative.


Ma cos’è esattamente il Path Tracing e cosa cambia davvero?
Il Path Tracing è una tecnologia di rendering di nuova generazione che simula la luce in modo fisicamente corretto, tracciando migliaia di raggi che rimbalzano tra superfici, materiali e oggetti presenti nella scena.
Ogni rimbalzo contribuisce a costruire un’immagine finale che riflette il comportamento reale della luce nel mondo fisico.
Non ci sono scorciatoie o effetti preconfezionati: la luce continua a propagarsi e a interagire con ogni dettaglio della scena, creando illuminazione globale, riflessi multipli, ombre naturali e colori che si fondono tra loro in maniera coerente.
È una vera rivoluzione visiva.
Per capire quanto sia avanzata questa tecnologia, basta confrontarla con quelle precedenti.


Per capire quanto sia avanzata questa tecnologia, basta confrontarla con quelle precedenti.
Con la rasterizzazione tradizionale, il motore grafico disegna la scena in modo veloce ma approssimativo: le ombre sono simulate, i riflessi sono finti.
Con il ray tracing, introdotto più di recente, si è iniziato a calcolare riflessi e ombre in modo fisico, ma spesso con un solo rimbalzo e solo su pochi elementi.
Il Path Tracing va oltre: ogni fonte luminosa può rimbalzare su più superfici, illuminare indirettamente l’ambiente e trasferire colore da un oggetto all’altro.
Il risultato è una scena coesa, viva, immersiva.
E tutto questo è finalmente realtà.

Come detto, il Path Tracing è disponibile esclusivamente su PC e solo per chi dispone di una GPU di fascia alta, come le Nvidia RTX serie 30 o superiori.
Si attiva selezionando la modalità grafica “Ultra Max”, progettata per offrire il massimo livello di realismo disponibile.
Il salto visivo è impressionante: nelle gare notturne, come in Bahrain, ogni faro illumina l’ambiente, le ombre si muovono e si ammorbidiscono in tempo reale, la luce rimbalza su pista, carrozzerie, tribune e barriere, restituendo una scena viva e tridimensionale.
Con la pioggia, la trasformazione è totale: l’acqua riflette luci e oggetti in modo preciso, l’asfalto bagnato brilla, le pozzanghere reagiscono alla luce, e il motore grafico si adatta ai cambiamenti di scena e di condizioni atmosferiche.
Le carrozzerie delle monoposto riflettono in tempo reale tutto ciò che le circonda: altre auto, la pista, le luci.
Persino la visione del pilota cambia, con riflessi credibili e profondi.
Le ombre non sono più nette o sfocate casualmente, ma mostrano transizioni morbide, penombre dinamiche, e anche le zone più buie ricevono una sottile illuminazione indiretta.
Tutto contribuisce a una scena coerente e straordinariamente naturale.

Tutto questo, naturalmente, ha un costo.
Il Path Tracing è una tecnologia molto pesante: serve un PC performante, con una scheda grafica moderna e tecnologie come il DLSS per mantenere alti frame rate.
Quest’ultima consente di scegliere tra diversi settaggi: Ultra Prestazioni, Prestazioni, Bilanciato o Qualità, permettendo di recuperare preziosi FPS senza sacrificare troppo la qualità visiva.
Per chi ha l’hardware giusto, l’esperienza è impareggiabile.
Se poi corri utilizzando un visore per la realtà virtuale, serve una scheda grafica davvero performante per godere appieno di un’esperienza immersiva.
Come per altri titoli in modalità VR, il ray tracing viene disattivato per evitare cali di performance, e il Path Tracing non è attualmente praticabile in tempo reale in VR.
Le risorse necessarie per riprodurre piste e vetture in tre dimensioni non sono alla portata di ogni PC: servono una GPU di fascia alta, un processore potente e un sistema ottimizzato per garantire fluidità e buona nitidezza visiva.
Elementi fondamentali per un’esperienza VR davvero immersiva e confortevole.

La questione STEAMVR e OpenComposite
Sempre più utenti, soprattutto simracers, scelgono di abbandonare SteamVR in favore di una soluzione più leggera, efficiente e spesso più stabile: OpenComposite.
Ma cos’è esattamente e perché rappresenta un’alternativa così interessante?
OpenComposite è un layer software che consente ai giochi sviluppati per SteamVR di funzionare direttamente su OpenXR, lo standard moderno e aperto per la realtà virtuale.
In pratica, elimina SteamVR come intermediario, permettendo una comunicazione diretta tra F1 25 e il visore VR.
Il risultato è una realtà virtuale più snella, veloce e pulita.
Il primo vantaggio evidente è prestazionale: rimuovendo SteamVR dalla catena, si riduce il carico su CPU e GPU.
Il sistema lavora meglio, il frame rate è più stabile, la latenza si abbassa, e gli scatti o i micro-stuttering tendono a scomparire.
Per chi corre a 250 km/h in un simulatore, ogni millisecondo guadagnato può fare la differenza sul giro.
Inoltre, SteamVR consuma risorse anche a riposo: occupa memoria, potenza di calcolo e banda video.
OpenComposite no.
È minimalista, progettato per non interferire, e per questo è perfetto anche su sistemi di fascia media, dove ogni risorsa conta.
Per quanto riguarda invece le telecamere in VR, rispetto a quelle classiche, le opzioni disponibili sono solo tre: offset orizzontale, offset verticale e l’angolazione degli specchietti.
Il consiglio è di impostare le distanze in modo da avere il volante a una distanza coerente con la realtà, così da percepire correttamente spazi e proporzioni.
Per vedere gli specchietti, sarà sufficiente girare leggermente la testa.
Bene Top Driver, per questo contenuto è tutto.
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