F1 22 Guida Al Circuito: Bahrain

Ciao Top Driver!

“Caldo e sole a catinelle” Questo è il clima che caratterizza il circuito del quale parleremo oggi, il Bahrain International Circuit.

Inaugurato nel 2004 con la prima gara della storia della F1 in Medio Oriente e fortemente voluto da Bernie Ecclestone, questo tracciato è lungo 5412m ed ospita 15 curve.

Sin da subito il circuito di Sakhir ha introdotto un nuovissimo tipo di manto stradale, la grovacca, che è estratta da rocce sedimentarie provenienti dalla Gran Bretagna ed offre un elevato grip.

Dal 2014 la pista è anche dotata di luci artificiali per svolgere i GP in notturna a causa del fortissimo caldo secco della zona. Pensa che nella gara del 2005 sono stati raggiunti i 44°, la più alta temperatura dell’aria in un GP di F1.

Il layout è molto stop and go, ma ci sono svariate sezioni veloci e/o tecniche che rendono questa pista, di fatto, una delle migliori di Hermann Tilke.

Quindi, non vediamo l’ora di svelartene i segreti, curva dopo curva, su F1 22.

2020, l’incidente di Romain Grosjean

Un incidente terrificante che è la prova dei clamorosi passi in avanti fatti dalle monoposto di F1 in termini di sicurezza.

Al via della gara, il pilota della Haas si tocca con l’AlphaTauri del russo Daniil Kvyat, finendo dritto contro il guard-rail del rettilineo tra curva 3 e 4.

La vettura, impattando contro le barriere a 192 km/h, si spezza in due e la cellula di sopravvivenza, quasi integra, si conficca nel guard-rail.

Quello che resta della vettura, inoltre, prende fuoco a causa della fuoriuscita di carburante e il ginevrino resta intrappolato nel rogo.

Da qui, ti lasciamo le parole di Grosjean su come ha vissuto quegli interminabili 28 secondi nell’inferno.

Il mio corpo inizia a rilassarsi. E’ stato il momento peggiore, ma mi sentivo in pace con me stesso e ho pensato che stavo per morire. Mi sono chiesto: ‘Brucerà prima la mia scarpa, il mio piede o la mia mano? Sarà doloroso? Da dove inizierà il dolore?

E poi, penso ai miei figli, ‘Non possono perdere il loro papà oggi. Quindi, non so perché, ma ho girato il casco a sinistra, sono salito e ho provato a girare la spalla. In un certo senso ha funzionato.

 Poi, mi sono reso conto che il mio piede è rimasto incastrato nell’abitacolo. Così mi sono seduto di nuovo. Tiro più forte che posso sulla gamba sinistra.

La scarpa è rimasta lì, ma il mio piede è uscito dalla scarpa. Rifaccio di nuovo la stessa manovra, la spalla passa attraverso la fessura e, nel momento in cui la spalla è passata, realizzo che posso saltar fuori.

I miei guanti sono normalmente rossi. Ma vedo, soprattutto quello sinistro, cambiare colore, iniziare a sciogliersi e diventare completamente nero. Sento il dolore delle mie mani che sono sul fuoco, ma sento anche il sollievo di essere fuori dalla macchina.

Poi salto fuori, salgo sulla barriera e sento Ian Roberts tirare la mia tuta. Finalmente realizzo che non sono più da solo e c’è qualcuno con me.”

Quando, per la prima volta, viene mostrata l’immagine di Romain Grosjean, scosso, ma seduto nell’auto medica, tutti abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.

Si tratterà della fine della carriera di Grosjean in F1, che dal 2021 si è trasferito nel circus dell‘Indycar, restando un pilota competitivo.

Come mai Grosjean si è salvato?

Cosa ha permesso a Grosjean di riportare solo delle bruciature alle mani e un infortunio al piede sinistro?

Innanzitutto, c’è da dire che l’Halo ha protetto, facendo da sponda, la testa del pilota franco-svizzero, evitando che venisse tranciata dal guard-rail, come accaduto a Helmut Koinigg nel 1974 a Watkins Glen.

La cellula di sopravvivenza della monoposto, progettata da Dallara, poi, ha retto l’impatto a 67G, permettendo a Grosjean di non farsi male a causa del colpo e di restare cosciente.

Per non parlare della tuta ignifuga, progettata per resistere agli incendi per oltre 20 secondi.

E infine, il rapidissimo intervento della medical car e dei commissari che hanno aiutato Grosjean ad uscire.

Ciascun elemento ha fatto la sua grossa parte nel salvare la vita di una persona, in questo caso Romain Grosjean.

Ed ora, dopo questo approfondimento, sei pronto a scendere in pista?

Ecco a te la guida al circuito di Sakhir su F1 22: continua a leggere quest’articolo per sapere come padroneggiare e dominare questo magnifico circuito.

Curva 1-2-3: Michael Schumacher

Primo punto di sorpasso della pista.

Qui si passa, in 150 metri, da 325 km/h ad 80 km/h.

Frena poco prima del cartello dei 100 metri in linea retta, inserisci la vettura in terza e in uscita allargati in funzione dei cambi di direzione.

Qui modula, ma anche telegrafa il gas e sii quanto più lineare possibile con il volante per uscire al meglio da questa tecnica sequenza di curve, senza avere sottosterzo o sovrasterzo.

Via verso la prima zona DRS e luogo del botto di Romain Grosjean del quale abbiamo parlato prima.

Curva 4:

Qui allargati mettendo mezza macchina sul cordolo esterno.

Anche qui, staccata molto intensa da iniziare ai 100, dentro in trail-braking in terza, attimo di transizione ed esci sfruttando quasi tutta la pista facendo short-shift e gestendo il gas, restando attento all’avvallamento.

Con la 4 si chiude il T1.

Curva 5-6-7: Snake

Per fare al meglio lo Snake, devi impostare un’unica traiettoria in funzione di tutte le curve, un po’ come se avessi un binario obbligato sul quale andare.

Inserisci la vettura in quinta alla 7 dando un pizzico di freno portando più velocità in uscita, allargandoti a centro pista.

Sii preciso e reattivo per fare al meglio il cambio di direzione.

Qui in ingresso alza per un attimo il piede, mangia in ingresso il cordolo interno ed esci sfruttando tutta la pista per raccordare anche la 8, una difficile curva a gomito.

Curva 8:

In questo tornantino frena solo quando ti sei allargato per impostare l’ingresso.

Vai dentro in seconda restando lontano come la peste dal cordolo interno, poi short-shift e dai gas minimizzando la transizione.

Curva 9-10:

Ci siamo, eccoti ad una delle staccate più difficili e uniche del Mondiale. E’ qui che dimostrerai che la tua monoposto è ben settata ed occhio all’eventuale bloccaggio dell’anteriore sinistra.

Alla 9 dai poco angolo volante, allontanandoti dal cordolo interno per impostare al meglio la 10.

Qui il trail-braking è obbligato.

All’uscita della 9, a centro pista, inizia a frenare e nel frattempo allargati. Nel momento in cui hai scalato sino alla seconda (importantissimo qui il tempismo nella cambiata), rilascia il freno con parsimonia ed inserisci la vettura.

Qui dolcezza nel rilascio del freno e nel dare angolo volante sono fondamentali.

Attimo di transizione, dai gas aiutandoti con lo short-shift cercando la massima efficienza dato che si presenta la seconda zona DRS.

Parliamo di un rettilineo che è anche quello di partenza per un altro layout del Bahrain International Circuit.

Curva 11-12:

Qui si entra in una S tutta in salita, da fare in pieno.

Dentro in trail-braking in quarta staccando ai 50, short-shift e subito gas sfruttando tutta la pista in uscita.

Nel dubbio, tieni giù! Ma non toccare il cordolo interno, altrimenti rischieresti di far partire la vettura.

Si chiude così il T2.

Qui inizia a frenare usando come riferimento il cartellone verde. Dentro in trail-braking in terza accompagnando la vettura con un rilascio dolce del freno.

Man mano che alzi il pedale del freno, aumenta progressivamente l’angolo volante che dai.

In uscita fai short-shift ed esci sparato per il penultimo rettilineo del tracciato.

Curva 14-15:

Questa pista non poteva non chiudersi con una doppia curva a destra (l’ottava e la nona del circuito) e una sezione stop and go.

Allargati sul cordolo esterno, frena dopo i 100 andando dentro in terza. In uscita, nell’ultima semicurva: doppio short-shift ed esci al meglio per chiudere questo giro.

Bene Top Driver, dopo aver capito come affrontare al meglio questo tracciato, siamo sicuri che dopo la lettura di quest’articolo riuscirai ad abbassare i tuoi tempi qui a Sakhir.

Puoi dare un’occhiata al nostro video-tutorial su YouTube:

Ti aspettiamo al prossimo hot-lap e nel dubbio tieni giù!

A cura di Kevin Salerno

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