Ciao Top Driver!
“Arie Luyendyk wins the Indianapolis 500”. Una frase sentita per ben due volte e che sentenzia di cosa fosse capace il primo grande Olandese Volante del motorsport, al quale è stata dedicata l’ultima curva della pista di cui parleremo oggi, Zandvoort.
Un tracciato affascinante, inaugurato nel 1952 con un dominio di Alberto Ascari e disegnato da John Hugenholtz, che per intenderci fu l’Hermann Tilke di quei tempi.
Ristrutturato nel 2020 dalla Dromo di Jarno Zaffelli per riaccogliere dopo 35 anni la F1, il tracciato olandese è oggi lungo 4259m e comprende 14 curve.
Dal 1952 ad oggi, c’è da dire che il layout originale non è stato snaturato come accaduto in piste come Spa o Spielberg, ma ci sono state svariate modifiche che hanno migliorato e reso più attraente e caratteristico quello stesso disegno.
Infatti, non si possono non notare due curve con elevato banking, la Hugenholtz e la Luyendyk stessa, rispettivamente di 19 e 18 gradi, le inclinazioni più alte di tutto il Mondiale.
Queste sono solo alcune delle sfide di questo circuito pirotecnico che esalta al massimo la tecnica di guida del pilota, ma anche il suo lavoro in garage.
Per questo motivo non vediamo l’ora di mostrartene tutte le caratteristiche, curva dopo curva, su F1 22.
Due dei momenti più importanti di questo circuito…
1962, nasce la stella di Graham Hill
Zandvoort 1962 è la gara inaugurale della stagione e i riflettori sono puntati sulla BRM di Graham Hill e sulla Lotus di Jim Clark, i favoriti alla conquista del titolo iridato.
Due piloti che si riveleranno leggende, ma che hanno appena iniziato a scrivere la storia.
A trionfare nella prima corsa stagionale è proprio Hill, protagonista di un autentico dominio.
Per il londinese si tratta della sua prima vittoria in carriera, proprio nella stagione in cui batterà lo stesso Clark e conquisterà il primo dei suoi 3 titoli iridati.
L’inizio di una mitica carriera che lo porterà ad ottenere la Triple Crown, cioè aver vinto la Indy 500, il Mondiale di F1 (o il GP di Monaco) e la 24h di Le Mans. Ad oggi è ancora l’unico uomo ad averlo fatto.
Un pilota freddo, calcolatore, spietato, ma anche incredibilmente veloce. Uno dei Top Driver più completi e versatili della storia delle corse. Questo è Graham Hill e Zandvoort 1962 è il suo più grande biglietto da visita verso il domani.

1977, tra James Hunt e Mario Andretti finisce quasi in rissa
Al quinto giro la Lotus di Mario Andretti tenta l’attacco all’esterno di curva Tarzan ai danni della McLaren del campione uscente James Hunt.
L’inglese chiude Piedone, per cui le monoposto si toccano, contatto ruota vs ruota ed entrambi vanno KO.
Hunt, infuriato, accusa Andretti dicendo che in F1 non si sorpassa all’esterno. Andretti, proveniente dalle corse statunitensi, rincara la dose affermando che “da dove viene lui, si può sorpassare anche all’esterno“.
Effettivamente… non si può mica dar torto al mitico Italiano d’America!

Ed ora sei pronto per scendere in pista?
Ecco a te la guida al circuito di Zandvoort su F1 22: continua a leggere quest’articolo per sapere come padroneggiare e dominare questo magnifico e bellissimo circuito.
Curva 1: Tarzan

Curva intitolata al signor Tarzan, un contadino che avrebbe venduto le sue terre per permettere la realizzazione di questa curva.
Un tornante che potrebbe ricordare curva 1 dell’Hungaroring, ma è differente in virtù della presenza di banking.
Qui frena poco prima dei 50, ingresso con down-shift in terza in trail-braking, sfrutta il banking in percorrenza (senza toccare il cordolo interno).
Poi minimizza la transizione, short-shift e gas sfruttando tutta la pista in uscita.
Curva 2-3: Gerlach-Hugenholtz

Qui occhio ad un filo di sottosterzo in ingresso.
Pelo di freno, quinta velocità e in uscita imposta subito curva 3 allargandoti sino a centro pista.

Eccoti ai 19° di banking della Hugenholtz, la curva con la più alta pendenza laterale del Mondiale.
Una curva che sia nella realtà, che su F1 22, ha svariate interpretazioni a seconda dello stile di guida, della sessione, della situazione di gara (gomme usurate, carichi di benzina), ma anche delle condizioni meteo.
Ma quella più comune è questa: frena in terza, non andare troppo interno (mantieniti come in foto) e aggancia la vettura con il gas sfruttando il banking.
Occhio, in uscita, all’avvallamento che potrebbe causare un bel sovrasterzo.
Dopo questa curva c’è la S di chiusura del T1, da fare full-gas.
Curva 7: Scheivlak

In questa compressione è importantissimo avere un anteriore che ti segua.
Entra con spavalderia, pizzico di freno, sesta e aggancia quanto più in fretta possibile la monoposto con il gas.
Non toccare il cordolo interno, ma sfrutta quello esterno quando vai ad allargarti.
Curva 8: Masters

Qui è importante evitare come la peste il cordolo interno per evitare di perdere la monoposto.
Ingresso in quinta in trail-braking, occhio al sottosterzo e dai gas non allargandoti sino al cordolo esterno in uscita.
Curva 9:

Qui, in frenata, secco e deciso nel dare angolo volante.
Ingresso in trail-braking in terza e alla corda non perderti d’animo nell’agganciare la vettura con il gas facendo anche short-shift.
Curva 10:

Cambio di direzione della 9, anche qui allargati tutto per impostare la curva.
Vai tutto in trail-braking, ingresso in terza ritardando un pelo la corda (arrivaci gradualmente), fai un pelo di transizione, short-shift e gas, modulando.
A questa curva segue la prima zona DRS e il punto di chiusura del T2.
Curva 11-12: Hans Ernst

Questa è l’unica chicane del tracciato, nonché uno dei pochissimi punti di sorpasso.
Frena ai 100, parte finale della staccata in trail-braking, terza portando molta velocità in ingresso mangiando il primo cordolo interno.
Poi dai un altro colpetto di freno e cerca di essere quanto più interno possibile al cambio di direzione, senza strafare perché il cordolo interno qui è dannoso.
Qui fai un pelo di transizione per poi, a centro curva, agganciare la vettura con il gas per uscire al meglio.
Curva 13-14: Kumho-Luyendyk

La Kumho è l’ultima frenata del circuito. Qui dovrai andare a prediligere, naturalmente, l’uscita dato che dopo dovrai sempre tenere giù.
Frena ai 50 senza aggredire il pedale, quarta, dentro alla corda ed esci sfruttando il cordolo esterno in uscita.

E qui per guadagnare più velocità, ma anche per rosicchiare metri preziosi, sfrutta il banking restando quanto più interno possibile per chiudere questo giro a fionda a Zandvoort.

Bene Top Driver, dopo aver capito come affrontare al meglio questo tracciato, siamo sicuri che dopo la lettura di quest’articolo riuscirai ad abbassare i tuoi tempi qui a Zandvoort.
Puoi dare un’occhiata al nostro video-tutorial su YouTube
Al prossimo hot-lap e nel dubbio tieni giù!
A cura di Kevin Salerno